Di probabili origini romane, dopo secoli di silenzio l’abitato di Gradisca d’Isonzo appare per la prima volta nel XII secolo, come borgo rurale di modesta entità.
Solo nel 1420, dopo l’annessione da parte di Venezia del Patriarcato di Aquileia, Gradisca assume una maggior rilevanza per la Serenissima, venendo annessa a quella terraferma che per Venezia rappresentava la nuova frontiera.
Difatti il fiume Isonzo ben proteggeva la città, privilegiandola sotto l’aspetto militare.
L’ambasciatore e capitano veneziano Giovanni Emo, homo ingentis animi, provvide a rafforzare le difese della città, conferendole la funzione di baluardo della Serenissima contro l’invasore turco: furono erette mura alte quasi venti metri e le acque del fiume furono incanalate, con funzione difensiva.
Una città fortificata davvero munitissima, al punto che, nell’anno 1500 il Senato veneziano incaricò persino Leonardo da Vinci di studiare ed approntare sistemi di difesa, che giunsero a comprendere un sistema di chiudende per allagare i territori eventualmente occupati dagli assedianti.
Nel 1511, a seguito degli avvenimenti della lega di Cambrai, Venezia perse questo possedimento, che passò saldamente in mano agli Absburgo fino alla Grande Guerra, nonostante i tentativi di riannessione della Serenissima.
Cittadina molto elegante e vitale, Gradisca oggi si presenta come un salotto ricco di storia e d’arte, che conserva intatte ancora numerose testimonianze d’epoca veneziana, tra le quali diversi bastioni e il palazzo dei Provveditori veneti che, a sua volta, è di spiccato interesse in quanto ospita una fornitissima enoteca. Che è la prima enoteca pubblica regionale d’Italia.
Oltre a ciò, un parco pubblico molto curato e diverse gallerie d’arte contemporanea arricchiscono l’attrattiva del luogo.
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