Alla ricostruzione della storia del Friuli Venezia Giulia sotto il profilo cronologico, stante le caratteristiche di peculiarità e di differenziazione interna, è preferibile delineare in sintesi le direttive più importanti seguite dagli avvenimenti che ne hanno plasmato l’oggi.

Considerando come punto di partenza la presenza dei Celti in regione, l’influenza romana perdurò sino alle prime invasioni barbariche, connotandone la sua caratteristica di frontiera. Il punto più fiorente della civiltà romana fu Aquileia, con la sua centralità come porto dell’Impero e per la sua influenza in campo politico, economico e militare.

Dall’alto medioevo in poi, l’invasione dei longobardi e l’instaurazione di un regno romano-barbarico, avente per capitale la bellissima Cividale, caratterizzò fortemente il futuro corso degli eventi, connotando fortemente la regione. A questi subentrarono i Franchi e il Patriarcato di Aquileia che, appoggiato sovente dall’autorità imperiale, svolse poi una funzione centrale nella storia del Friuli, come riccamente illustrato da monsignor Gian Carlo Menis, nelle sue edotte opere letterarie. È il periodo in cui le influenze germaniche e l’etnia slava iniziano a essere presenti, definendo sempre più l’alveo regionale come crogiuolo di culture.

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Ma verso la fine del medioevo, Serenissima e Regno Absburgico iniziano a considerare la regione come terreno fertile: saranno i futuri protagonisti di un periodo storico piuttosto lungo. In questo periodo la realtà regionale si differenzia tra il Friuli, legato a Venezia e Trieste col suo entroterra –la futura Venezia Giulia–, appartenuta dal 1382 all’Austria, che occupa successivamente anche Gorizia, con conseguenze d’ambito culturale, politico e sociale. Se difatti il Friuli rimase per più tempo una regione legata saldamente alle tradizioni rurali, nelle zone legate all’Austria vi furono dei cambiamenti più sensibili, con scelte che portarono Trieste, sulla fine del ‘700 e grazie all’istituzione del Porto Franco, a divenire un centro nevralgico per traffici e commerci di ogni genere.

Il successivo ritorno del Friuli all’Austria pose l’accento sulla differenza politica fra Trieste e Udine che, nel 1866, divenne italiana: da tale data si concretizzò anche l’emigrazione di genti dal Friuli verso appunto Trieste, che così incrementò ancor di più la sua matrice di città italiana: in questo periodo crebbe la diffusione degli ideali del Risorgimento, sotto forte spinta irredentistica. Sia nel Friuli, fino alla sua unione all’Italia, sia a Trieste fu forte la spinta irredentistica e la diffusione degli ideali risorgimentali. Lo sviluppo irrefrenabile delle attività portuali, con conseguente formazione di una forte classe operaia, determinarono a Trieste la costituzione di un movimento socialista.

La fine della II Guerra Mondiale lascia ferite profonde per Trieste e per Gorizia, tanto da porre in secondo piano le questioni culturali e politiche. Successivamente, il trattato italo-jugoslavo di Osimo ridefinisce per l’ultima volta i confini orientali d’Italia e, quindi, della regione.

Questa variegata Storia, tentata qui di riassumere per quanto possibile, ha disseminato una ricca miscellanea di fermenti culturali che connotano ad oggi un altrettanto interessante panorama socio economico e produttivo, come dimostrato anche dalla lunga permanenza di istituzioni accademiche e scientifiche, di colossi industriali e di un terziario che spazia dalle grandi compagnie assicurative a un comparto turistico in forte espansione.

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