La zona salmastra detta della Cona deve il suo status di isola a un evento alluvionale di fine ‘800: il fiume Isonzo, difatti, ruppe gli argini e tagliò i collegamenti di questa zona con la terraferma: la Cona divenne dunque un’isola all’interno del sistema deltizio con cui il fiume raggiunge il mare.
Solo nel ’38 fu ricollegata all’entroterra, mediante una diga.
Con la sua lunga storia, la Riserva Naturale Regionale della Foce dell’Isonzo racconta un susseguirsi d’interventi antropici che l’hanno oggi portata ad essere uno dei più importanti centri d’interesse naturalistico d’Italia e certamente quello più conosciuto e visitato della regione Friuli Venezia Giulia. Difatti è del 2010 il riconoscimento internazionale Green Globe Award, attribuito alla Riserva come miglior progetto di rinaturazione, a Nagoja in Giappone.
La ricchezza faunistica e la notevolissima biodiversità di questa zona umida è anche determinata dalla particolare posizione rispetto il bacino del mar Mediterraneo, occupando tra le oasi la posizione più settentrionale, dalla creazione artificiale di ambienti palustri d’acqua dolce e dal naturale posizionamento dell’oasi lungo le rotte migratorie degli uccelli provenienti da un comprensorio che va dall’Europa del nord alla lontana Siberia.
La Riserva dispone di un centro visite, di un bar con funzioni di ristorante, di osservatori molto articolati e con finalità didattiche e di postazioni per i bird-watcher: è stata difatti riconosciuta come migliore area in Italia per la pratica di questa disciplina.
Inoltre è possibile percorrerne alcuni sentieri che giungono sino al limite della foce dell’Isonzo, dove si possono ammirare delle nutrite e stanziali colonie di cigni.
Inserita in un sistema di piste ciclabili, la Riserva è inoltre accessibile alla mobilità lenta e in stretta interconnessione con gli altri punti d’interesse che da qui si affacciano sull’Adriatico.
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