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Immaginatevi sul sentiero a picco sul mare, lungo la cengia rocciosa che abbraccia la baia. Il suo ondivago percorso racconta d’intrecci tra leggende del passato e panorami mozzafiato, ispira la creazione d’elegie immortali e suggerisce infiniti selfie sullo sfondo del castello, che si staglia inconfondibile sulla scogliera.
Questo è il castello di Duino.
Una delle più note sale letterarie europee degli inizi del XX secolo e non meno famoso centro di eventi culturali del nostro tempo.
La storia del castello è molto complessa e si sposa con quella della città di  Trieste, riprendendo le sue sorti: l’Impero Romano d’Occidente fino al V secolo, l’Impero Romano d’Oriente fino al VI secolo, i Longobardi, il Sacro Romano Impero, l’impero austriaco dal XIV secolo fino all’inizio del XX secolo e nel 1918, l’adesione al Regno d’Italia.
Dopo la Seconda guerra mondiale, il castello ha nuovamente condiviso le sorti storiche con Trieste, rientrando nella zona franca definita sotto la supervisione del governo britannico e americano. Passò definitivamente all’Italia nel 1954.
Ma oggi siamo in visita al Principe per parlare delle vicende della sua antica Casata, ospitati davanti a un caffè.
Permettete di presentarvi Sua Altezza Serenissima Carlo Alessandro Della Torre e Tasso III, Principe di Duino, discendente dei generali che presero parte alla guerra contro i Turchi, di benefattori  che costruirono monasteri e scuole, di regnanti di diversi Paesi e di letterati.
Il Principe ci ha incontrato dapprima all’ingresso del castello, per poi ospitarci in una dependance dello stesso, giacchè dal 2003 l’ala principale di questo antico maniero aperta al pubblico è stata parzialmente musealizzata.
Tra i nomi dei suoi avi compaiono quelli di molte famiglie reali europee: dai Re di Francia ai Re rumeni, greci e danesi, per giungere alla dinastia dei Romanov. Ha diverse nazionalità e parla diverse lingue, come molteplici sono i luoghi in cui ha vissuto.

 

– Altezza, è difficile per Lei trovarsi qui in questo momento? Dove abita solitamente?

– Io vivo qui, nel castello, così come sulla costa basca, e sempre più spesso mi fermo in Portogallo, tra Evora e Lisbona, per la precisione.

– Avete un castello in Portogallo?

– No, abbiamo una villa, e questo mi rende molto felice in quanto è terreno agricolo: uliveti e vigneti.
Amo il giardinaggio. Mi piace osservare la crescita delle piante che curo; mi affascina questo processo di trasformazione.  Qui a Duino potete ammirare il nostro curatissimo giardino…un vero orgoglio per noi!

– Agli inizi del XX secolo Castello di Duino è stato un riconosciuto salotto letterario europeo. E’ stato frequentato da qualche letterato russo? E la letteratura russa, nel suo insieme, Le piace?

– Non posso vantarmi di aver letto molta letteratura russa, ma un tempo sono stato molto appassionato di Tolstoy.
Sua nipote ha aiutato mia nonna nella traduzione del libro dedicato ai Romanov.
I Tolstoy  hanno spesso visitato la nostra residenza, in Francia. Ma il castello non è stato frequentato da scrittori russi. Tuttavia -come dice- tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, il castello è stato altresì visitato da molti letterati, poeti, artisti e filosofi.
Le sue sale hanno difatti ospitato eminenti personalità del tempo: il conte di Chambord e l’imperatrice Sissi, l’arciduca Massimiliano e la moglie Carlotta del Belgio, Eleonora Duse e Gabriele D’Annunzio, Paul Valery,  Mark Twain, l’arciduca Franz Ferdinand poco prima di partire per Sarajevo, dove poi sarà ucciso, innescando così la miccia che porterà alla Prima guerra mondiale. E, naturalmente, non possiamo dimenticare Rainer Maria Rilke.

– In che anno Rilke ha visitato Duino?

– Rilke è stato qui diverse volte tra il 1910 e il 1914. La mia bisnonna paterna Maria von Thurn und Taxis lo incontrò per la prima volta nel 1909 a Parigi, al ricevimento organizzato dal celebre filosofo austriaco Rudolf Kassner.
Da allora, Rilke venne spesso in visita alle nostre case a Venezia, Duino e Gradisca, in particolare a Castelvecchio, che è attualmente nota azienda agricola.
Mia nonna ha venduto la villa di Castelvecchio a causa della Prima guerra mondiale.
Naturalmente, si sa che Rilke era un russofilo ardente.
Questo poeta austriaco di origine ceca è stato il primo a tradurre in tedesco ‘il Canto della schiera di Igor’, antico poema epico anonimo della letteratura russa, sulla cui base è stata scritta l’opera ‘il Principe Igor’ di Alexander Borodin.
Egli inoltre apprezzava particolarmente Tolstoy e di altri giovani letterati russi, quali Marina Tsvetaeva e Boris Pasternak.

– Lei è mai stato in Russia?

– Purtroppo, no. A causa di vincoli di tempo e carico di lavoro non ho potuto ancora recarmici, anche se sono stato invitato più volte. Mi piacerebbe visitare San Pietroburgo, Mosca e la Crimea. Ho radici russe, come la mia bisnonna, granduchessa Olga Romanova, figlia del granduca Konstantin Nikolaevich,  fratello nativo dell’imperatore Alessandro II.
Per questo motivo mi sento intimamente legato alla Russia.

– Potrebbe dettagliare l’intimità del legame tra la Sua famiglia e quella dei Romanov?

– Mia madre era la principessa Eugenia di Grecia e Danimarca, nipote della principessa Olga Romanova e il re di Grecia, Giorgio I, principe nativo di Danimarca . All’età di diciassette anni il mio bisnonno è diventato re di Grecia. Egli era il figlio di Christian IX, re di Danimarca e fratello dell’ imperatrice russa Maria Feodorovna (Dogmar), moglie dell’imperatore Alessandro III. E il loro figlio, lo zar Nicola II, era un cugino di mio nonno, George. Erano amici e spesso s’incontravano. Non vi sto confondendo, vero? (ride, ndr)
Abbiamo una singolare storia legata alla nostra famiglia e racconta come mio nonno abbia salvato Nicola II, durante il loro viaggio in Asia.
Quando si trovavano in Giappone, un rappresentante delle forze dell’ordine locali ha tentato di uccidere Nicola II con un fendente di sciabola alla testa. Accortosi di quanto stesse succedendo, mio nonno George ha prontamente spinto a terra il compagno di viaggio, riparandolo con il suo corpo. In questo modo ha salvato da morte certa il futuro Zar di Russia.
Immediatamente dopo aver sventato questo grave fatto, George ha ricevuto il personale ringraziamento di Nicola che, però, ha fatto immediato ritorno a San Pietroburgo, proprio per non correre più altri rischi.
Mio nonno George fu incolpato d’aver esposto il principe a eccessivi pericoli ma,nonostante ciò, perenne fu la gratitudine espressagli dallo Zar per avergli salvato la vita.
E guardate cos’ho qui! -dice mostrando una pregevole icona di San Giorgio, recante sul retro un’iscrizione autografa a matita di Nicola Secondo, indirizzata alla granduchessa Olga Romanova-
L’iscrizione recita: “Alla cara Olga, con tenera benedizione da Nic e Alex – Natale 1912.”
Tengo in modo particolare a questa rarissima testimonianza e ancora oggi non sappiamo come mai a casa nostra, a Parigi, siano state rinvenute nel 1912 numerose foto di Nicola II, ove appare ancora giovane, congiuntamente a racconti e lettere di gioventù.

– Sappiamo che sta scrivendo delle memorie e dei saggi storici; cosa fa nel Suo restante tempo libero? Quali sono gli interessi principali?

– Amo viaggiare, il mare e la lettura. Quando sono qui a Duino, scrivo molto. All’estero spesso visito il mio redattore. Vado dai miei figli.
Un figlio vive a Bruxelles, mentre l’alto mio figlio e la figlia a Londra (il principe Dimitri, Maksimilyan e Costanza). Mia moglie Veronique vive a Duino. Lei è molto legata al castello e sovrintende alla vita e alla conduzione dello stesso.
Come in Portogallo, qui a Duino mi piace molto seguire la cura dello splendido giardino.
Il castello è stato gravemente danneggiato dopo le due guerre mondiali.
Mio padre ha impegnato molto tempo per il restauro. Purtroppo, dopo i bombardamenti non si sono conservati gli affreschi. Ma il parco è rimasto lo stesso.
Mi ricordo della nostra vita al castello. I pranzi e le cene sulla terrazza, mentre in estate eravamo soliti fare dei picnic al fresco della grotta sottostante: mia nonna amava vivere qui.
In realtà, è un castello residenziale. Abbiamo aperto al pubblico solo nel 2003.

– Ci sono leggende, come in ogni castello che si rispetti? C’è un fantasma? Tutti parlano della Dama Bianca, defenestrata dal marito malvagio e trasformata in roccia. E’vero che alcuni lo vedono di notte a vagare vicino al castello, tra i pianti di un bimbo?

– Da quando vivo qui non ho mai osservato alcun fenomeno paranormale. Però posso riferire di due episodi particolari. Il giorno in cui è morto mio padre, è caduta la bandiera recante le insegne della nostra casata, infrangendo una vetrata,mentre una notte in cui era ospitato un fisico premiato con il Nobel, ha riferito di aver visto una ragazza intenta a soffocare un’altra, sul letto.
Alle 5 del mattino, spaventato, ha lasciato il castello per andare a dormire in un vicino hotel!
Mio padre si divertiva molto a raccontare queste storie agli ospiti ma, in realtà, non abbiamo mai osservato alcunchè di paranormale. E non credo chela fantomatica Dama Bianca sia stata assassinata da uno dei precedenti abitatori del maniero.
Certo è che una roccia della rupe su cui poggia il castello, se vista dal mare, assomiglia vagamente a una figura femminile. Ma nessuno strano rumore o lamento è mai stato percepito, ve lo assicuro!

– In Italia, non possiamo non parlare di gastronomia. Come trova quella italiana? Le piace?

– Sì molto. Potrei vivere solo di pastasciutta. E gradisco il vino bianco italiano. In particolare, quello friulano. Per i miei gusti, quello rosso è meglio lasciarlo fare ai francesi, sebbene sia abbastanza simile ai prodotti migliori realizzati in Toscana e in Piemonte.

– Cosa ne pensa della vodka?

– Mi piace la vodka! Ma deve essere accompagnata da un buon caviale, che sta diventando sempre più difficile da reperire.

– A quale nazionalità sente di appartenere?

– Ufficialmente, ho la cittadinanza italiana e francese. Ma mi sento come cittadino europeo, di un’Europa forte e indipendente, come son certo un domani diventerà sempre più.


 

Abbiamo ancora a lungo conversato su molti argomenti, dalle sanzioni alla Russia ai giovani alberi d’ulivo.

Al termine del nostro incontro, abbiamo proseguitola visita nelle sale del castello, avendo modo di osservare i ritratti degli antenati nella sala dei Patriarchi e le foto degli avi, dei genitori e degli illustri ospiti della dimora.

Durante quest’incontro, netta è stata la sensazione di aver percorso un secolo  di storia. E serberemo in modo particolare il ricordo di questo secolo, racchiuso in un così succinto ma esaustivo ricordo narrativo.

Autori del testo: Elena Ilyukhina, Andrea Fasolo
Foto: Evgeniya Tolstyh e Flavio Snidero

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