Carso

ФриулиВенецияДжулия; Фриули Венеция Джулия; Mario Pierro

Carso, eremo di rocce e di colori a perpendicolo sul mare.
Questo particolare territorio della regione Friuli Venezia Giulia deriva il suo nome dalla parola indoeuropea kar, che significa roccia ed è una landa petrosa, modellata dall’azione degli agenti atmosferici su rocce calcaree,  costituite da carbonato di calcio. Queste rocce si sono formate per l’accumulo di resti calcarei di organismi marini, protrattosi per milioni di anni, in un mare poco profondo e caldo, all’altezza degli attuali tropici.
E’ un territorio che abbraccia le provincie di Trieste, di Gorizia e si estende in Slovenia.
E’ stato studiato con sistematicità per la prima volta da Johann Weichart Freiherr von Valvasor, seguito da alcuni scienziati triestini: innumerevoli, difatti, sono le grotte e le cavità presenti su questo articolato territorio ed è proprio grazie alla ricerca scientifica collegata alla curiosità per un mondo nuovo –quello ipogeo– che qui nacque la speleologia, oggi diffusa in tutto il mondo.
Punteggiato da profonde doline –antiche grotte crollate su sé stesse– solcato da un’infinità di muretti a secco e intervallato da suggestivi paesini, alcuni dei quali a picco sul mare, come Santa Croce e Prosecco, il Carso non è solamente una tarsìa di roccia albicante, ma anche un’esplosione di rigogliosa natura e, come si diceva, una tavolozza di colori che sfuma dal verde intenso della vegetazione estiva a quello rosso fuoco del sommacco autunnale, compresi tra le gradazioni di blu di cielo e mare.
E difatti tale natura è stata riassunta anche nel celeberrimo orto botanico Carsiana, voluto nel 1964 dal farmacista triestino, appassionato di botanica Gianfranco Gioitti, come una sorta di compendio di tutti gli ambienti tipici del Carso.
Ma il carso non è solo ambiente naturale e ambiente antropico: è anche tradizioni.
Tradizioni enogastronomiche ben radicate nell’essenza stessa del territorio, con i vini D.O.C. Terano e Vitovska, che esprimono nel loro bouquet la natura senza compromessi della terra su cui crescono.
E’ difatti di queste zone l’usanza delle ‘osmice’, ossia degli spacci a conduzione familiare dove si vendono e si possono consumare in loco i salumi, i prodotti della terra ed i vini locali: è un’usanza antica, fatta da alcuni risalire all’epoca di Carlo Magno, che concesse ai produttori dell’altopiano carsico di vendere direttamente il loro vino, esponendo una tipica frasca recisa presso la loro attività. Quest’usanza fu ripristinata nel 1784, per decreto di Giuseppe II d’Absburgo: gli agricoltori potevano vendere i loro prodotti periodicamente, direttamente al pubblico, per un periodo di otto giorni. Che in lingua slovena si scrive osem, da cui la parola osmizza.
E c’è un paese del carso, molto suggestivo, che si può raggiungere direttamente dal cuore di Treiste: è Opicina.
Lo si può raggiungere con il celebre tram de Opcina, una trenovia funicolare progettata alla fine del 1800, che superava e supera tutt’oggi un notevole dislivello altimetrico:  un mezzo di trasporto ancora oggi frequentatissimo e un’attrattiva turistica, per compiere un’ esperienza fin-de-siecle dal cuore Kaiser-Königlich della bella Trieste al ciglione dell’altopiano carsico.

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